Gli italiani e gli effetti del cambiamento climatico nell’indagine dell’Istituto Demopolis

I primi cicloni mediterranei, le ondate di calore, le trombe d’aria, il riscaldamento del mare, le alluvioni in Romagna e nel resto d’Italia, le immagini di Valencia in Spagna a fine ottobre hanno avuto un fortissimo impatto sull’opinione pubblica.
Oltre l’80% degli italiani, un dato del tutto differente dal passato, identifica oggi come effetti del cambiamento climatico l’incremento degli eventi meteorologici estremi, con il conseguente dissesto idrogeologico del territorio, ma anche la grave siccità in molte regioni del Paese, citata dal 58%.

Sono alcuni dei dati che emergono dall’indagine realizzata dall’Istituto Demopolis, diretto da Pietro Vento.
L’attenzione dei cittadini è cresciuta in modo esponenziale negli ultimi mesi. “Il 70% degli italiani – spiega Pietro Vento – si sente oggi particolarmente esposto a rischi di natura ambientale e climatica: la percezione di vulnerabilità, rilevata dal trend Demopolis, è cresciuta di 32 punti in 5 anni, dal 38% del 2019 al 70% odierno”.

Nella percezione collettiva, l’acuirsi della crisi climatica è determinata prevalentemente dalle scelte e dai comportamenti dell’uomo e dei Governi: ne è convinto il 65%. Per meno di un terzo, invece, la causa va ricercata nella naturale evoluzione del clima.

In questo contesto, il 60% degli italiani, intervistati dall’Istituto diretto da Pietro Vento, dichiara cresciuta, negli ultimi 5 anni, la propria sensibilità e l’attenzione sulle questioni legate al cambiamento climatico.

Molti comportamenti lo confermano: dalla differenziazione dei rifiuti realizzata dall’86% alla riduzione dei consumi energetici casalinghi, dovuta in ampia parte anche all’aumento esponenziale delle bollette, dichiarata da 3 italiani su 4.

Decisamente minoritarie restano invece – secondo l’indagine di Demopolis – le percentuali di intervistati che limitano l’uso dei condizionatori (il 38%) o di quanti usano mezzi sostenibili per spostarsi come bici o trasporto pubblico: dichiara di farlo appena 1 cittadino su 3.

Novembre 2024

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