Risultati dei sondaggi Demopolis

Come è cambiato il peso dei partiti negli ultimi 6 mesi: Barometro Politico dell’Istituto Demopolis

Le ultime competizioni elettorali, Europee ed Amministrative, sembrano determinare una netta polarizzazione del quadro politico. Se ci si recasse oggi alle urne per le Elezioni Politiche, Fratelli d’Italia si confermerebbe primo partito nel Paese con il 29%, ma con un vantaggio che si riduce a 4 punti sul Partito Democratico che otterrebbe oggi il 25%: è il dato che emerge dal Barometro Politico dell’Istituto Demopolis, diretto da Pietro Vento.

In calo è il Movimento 5 Stelle, al 10,2%, che paga anche gli effetti del pessimo risultato ottenuto alle Europee. Forza Italia con il 9,3% conferma la sua crescita e supera la Lega, attestata all’8,7%. L’alleanza Verdi Sinistra avrebbe il 6,5%, guadagnando 3 punti percentuali nelle ultime settimane. I dati Demopolis segnalano infine un progressivo ridimensionamento del Terzo Polo, con Azione al 3,2% e Italia Viva al 2%.

Di particolare interesse risulta il podio odierno delle prime 3 forze politiche, a confronto con la fotografia scattata 6 mesi fa dall’Istituto Demopolis.
Fratelli d’Italia, con il 29%, cresce di un punto rispetto a dicembre; la crescita più significativa è quella del PD che passa in 6 mesi dal 19,8 al 25% dimezzando lo svantaggio dal partito della Premier. Si riduce il peso del Movimento 5 Stelle di Conte che perde quasi 6 punti. 

“È una conferma – spiega il direttore di Demopolis Pietro Vento – del processo in atto di polarizzazione: non accadeva in Italia da 15 anni, dalle Europee del 2009, che i primi 2 partiti staccassero in modo così netto le altre forze politiche…”.

Chiamati ad indicare quali leader politici hanno convinto di più negli ultimi 2 mesi, un terzo degli italiani cita la premier e leader di FdI Giorgia Meloni, più di un quarto la segretaria del PD Elly Schlein.

Come cambiano le priorità degli italiani: sanità, contenimento dell’inflazione, lavoro

Per più 8 italiani su 10 la sanità dovrebbe essere oggi prioritaria nelle politiche di Governo. Il tema della salute, amplificato da oltre un biennio di emergenza Covid, ha conquistato nel 2024 il podio nell’agenda dei cittadini, scavalcando le politiche per l’occupazione, che per il decennio 2012-2021 erano al primo posto, e il contenimento dell’inflazione e del crescente costo della vita, che ha rappresentato la preoccupazione primaria di oltre i tre quarti delle famiglie italiane nel biennio 2022-2023.

Sono i dati che emergono dall’indagine condotta dall’Istituto Demopolis.

Se per 4 intervistati su 10, la qualità dei servizi per la salute è rimasta pressoché invariata, il 51%, la maggioranza assoluta degli italiani, avverte un peggioramento complessivo rispetto a 5 anni fa. Appena il 9% percepisce un miglioramento. Con ovvie differenze da regione a regione.

Solo il 13% è convinto che l’accesso ai servizi sanitari sia garantito equamente per tutti. Per il 68%, più di 2 italiani su 3 interpellati da Demopolis, l’accesso ai servizi sanitari è garantito oggi solo in parte, con livelli di qualità spesso differenti.
Ma, nella percezione dell’opinione pubblica, che cosa incide sulla possibilità di accesso ai migliori servizi per la salute? Il 60% sostiene che il fattore determinante sia la capacità economica. Il 54% cita, come elemento discriminante, la regione in cui si vive; il 43%, infine, ritiene che – come in altri campi – siano in Italia determinanti conoscenze personali e relazioni.

“Gli italiani – spiega il direttore dell’Istituto Demopolis Pietro Vento – esprimono forti preoccupazioni sullo stato attuale del Servizio Sanitario Nazionale: l’83% segnala incrementi non tollerabili delle liste d’attesa per diagnostica, interventi, visite specialistiche; 2 cittadini su 3 mettono in evidenza la carenza di personale ospedaliero e, più di recente, anche dei medici di famiglia. Ma evidenziano anche una debolezza mai sanata della medicina territoriale ed una grave riduzione di screening e prevenzione”.

In questi ultimi anni è cresciuta la consapevolezza dell’importanza del Servizio Sanitario Nazionale: la richiesta degli italiani di investimenti nella sanità è passata dal 48%, rilevato da Demopolis nel 2011, all’81%: un preciso promemoria per l’agenda del Governo Meloni, del Parlamento e delle Regioni.

Autonomia differenziata e Premierato: due riforme che dividono l’opinione pubblica

Dopo il voto alla Camera sul ddl Calderoli e al Senato sul Premierato, l’Istituto Demopolis ha analizzato gli orientamenti degli italiani sulle 2 riforme. Il 51% si dichiara favorevole all’elezione diretta del Premier, il 44% contrario. Sull’altro versante, appena il 42% condivide l’Autonomia Differenziata, che risulta non gradita al 49% degli italiani.
L’opinione pubblica è di fatto spaccata a metà, con una propensione leggermente più favorevole al Premierato e una maggioranza relativa dei cittadini perplessa sugli effetti dell’Autonomia.

“Le distanze sui 2 temi – spiega il direttore di Demopolis Pietro Vento – sono sempre più profonde nel sistema politico. L’indagine evidenzia una netta e crescente polarizzazione tra gli elettori dei partiti di maggioranza e di opposizione, anche se con alcune significative differenziazioni”.
Si dichiara favorevole al Premierato il 90% degli elettori di Fratelli d’Italia, il 78% di Forza Italia, il 67% di chi vota Lega. Minimale, sotto il 20%, la propensione di chi sceglie M5S e PD. Sull’altro versante, le differenze risultano più evidenti anche in seno al fronte di maggioranza: apprezzano l’Autonomia più di 8 simpatizzanti su 10 della Lega, 2 elettori su 3 di Fratelli d’Italia, ma appena il 48% di chi vota Forza Italia. Il consenso alla riforma crolla al 16 e al 9% tra gli elettori di PD e M5S.

L’Istituto Demopolis ha analizzato pregi e difetti dell’elezione diretta del Capo del Governo nella percezione dei cittadini: il 48% ritiene positiva la possibilità di scegliere direttamente chi guiderà il Paese, immaginando una maggiore stabilità e governabilità per 5 anni.
Forti sono però anche i timori sugli effetti della riforma costituzionale: il 44% segnala il rischio di eccessiva concentrazione del potere nelle mani del Premier, 4 italiani su 10 ritengono negativa l’eventuale riduzione dei poteri e delle funzioni di garanzia del Presidente della Repubblica.

È comunque, per il momento, la legge sull’Autonomia differenziata a preoccupare maggiormente parte dell’opinione pubblica. Nella percezione del 48% degli italiani, intervistati da Demopolis, l’attuazione concreta della riforma avrà effetti negativi sulla qualità dei servizi pubblici nella loro regione. Le valutazioni positive si differenziano profondamente nelle varie aree del Paese: raggiungono il 60% di chi vive al Nord, ma solo il 34% nel Centro Italia ed appena il 19% di chi risiede al Sud e nelle Isole.

Europee, analisi post elettorale dell’Istituto Demopolis: 25 milioni di italiani sono rimasti a casa

Per la prima volta, nella storia delle competizioni politiche nazionali, in Italia si è recato alle urne meno di un elettore su due. L’8 e il 9 giugno, 25 milioni di italiani hanno scelto di astenersi. È probabilmente uno dei dati che ha maggiormente caratterizzato il voto per le Europee nel nostro Paese.

Ma che cosa ha inciso maggiormente sulle scelte di chi alle urne ci è andato? Il 45% ha tenuto conto soprattutto del partito, il 28% ha espresso una preferenza in base ai candidati in lista, il 27% ha guardato invece ai leader di partito.

La graduatoria si inverte se si studiano le ragioni di chi ha scelto il partito della Premier. Secondo l’analisi post elettorale, condotta dall’Istituto Demopolis, l’effetto “Giorgia” ha pesato. E non poco. Il 53% degli elettori di Fratelli d’Italia ha scelto pensando alla leader di partito Meloni; il 27% al partito, appena un quinto ad altri candidati in lista.

Nello studio delle variazioni elettorali che – in ragione della bassa affluenza – vedono una crescita in numeri assoluti solo di Alleanza Verdi Sinistra e Partito Democratico, il caso più rilevante riguarda il netto calo dei consensi al Movimento 5 Stelle, che passa dai 4 milioni 335 mila voti delle Politiche 2022 agli attuali 2 milioni e 330 mila.

Secondo l’analisi Demopolis dei flussi elettorali, solo 48 elettori su 100 che avevano scelto il partito di Conte alle Politiche hanno riconfermato il voto alle Europee. 9 hanno optato per il PD di Elly Schlein, 7 per AVS o Santoro, 4 per Fratelli d’Italia. La parte più consistente, 32 elettori su 100 del 2022, ha scelto l’astensione, disertando le urne in particolar modo al Sud e nelle Isole.

L’Istituto diretto da Pietro Vento ha indagato le ragioni del crollo del consenso al Movimento 5 Stelle nella percezione di chi lo ha votato negli ultimi 5 anni: il 58% ritiene che la ragione prevalente sia stata l’assenza alle Europee di candidati noti in lista, riconoscibili dagli elettori. Il 51% attribuisce il calo alla scarsa affluenza nelle aree del Sud e delle Isole in cui il Movimento è storicamente più forte. Per oltre il 40%, secondo i dati Demopolis, altre motivazioni sono da ricercare nella minore presenza sui territori e nella crescente difficoltà ad incidere, nel ruolo di opposizione al Governo Meloni, sulle scelte concrete per il Paese. Infine per il 30% pesa sempre più la rigida regola M5S sul limite dei 2 mandati.

Il Welfare e l’Italia

L’Italia non è uguale per tutti: non lo è nelle prestazioni del welfare, né sul piano sociale ed economico. Se il 70% dei residenti nel Nord promuove i servizi pubblici nel proprio territorio, il dato si riduce al 39% nel Sud e nelle Isole, dove il 61% dei cittadini è del tutto insoddisfatto. 

Sono alcuni dei dati emersi dall’indagine promossa dalla Fondazione Con il Sud e condotta dall’Istituto Demopolis. 

Emerge una doppia visione di Paese a seconda di dove si vive, che emerge con più forza quando si parla di autonomia differenziata. Per il 66% degli italiani che vivono al Nord l’attuazione dell’autonomia differenziata è una misura positiva, l’opposto avviene al Sud che vede negativamente l’attuazione. E la grande stagione del PNRR sembra agli italiani un’occasione mancata: ma – questa volta – senza differenze fra Sud e Nord. Alla vigilia delle Elezioni Europee, meno di un quinto degli italiani confida che le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza saranno spese in modo efficace per far ripartire il Paese. E il 53% degli italiani che non hanno votato negli ultimi anni indica come motivazione la delusione e la sfiducia nei partiti.


Lo studio ha analizzato l’opinione pubblica nazionale rilevando le dimensioni problematiche che gravano sulla quotidianità e sul futuro del Paese, i divari territoriali e di cittadinanza percepiti dagli italiani, ma anche le propensioni degli intervistati su temi caldi del dibattito politico.


Servizi pubblici e Welfare oggi in Italia

Non è solo una faccenda di velocità; le “Italie” sono almeno 2 per una questione di servizi essenziali. E dopo le crisi sistemiche innescate dalla pandemia e dalla deriva inflazionistica che ha sferzato duramente l’Italia nell’ultimo biennio, le disuguaglianze si sono acuite e si sono ulteriormente dilatati i divari di cittadinanza.


“Meno di un quinto degli italiani – spiega il direttore di Demopolis Pietro Vento – ritiene che il Welfare pubblico garantisca oggi tutte le prestazioni di cui c’è bisogno nella propria regione di residenza. I servizi sociali, la sanità, la scuola sono garantiti nella dimensione strettamente essenziale, nella percezione del 43%. Ma il 38% afferma che non sono più garantiti oggi neanche i servizi fondamentali del Welfare, con un dato che a Sud sale al 58%”.

A livello nazionale, il 58% degli italiani promuove i servizi pubblici, ma con nette differenziazioni territoriali: in un’ideale pagella scolastica, le prestazioni sui territori ottengono almeno la sufficienza per il 70% dei cittadini residenti a Nord, dato che si riduce al 57% fra quanti vivono nel Centro Italia e si assottiglia al 39% nel Sud e nelle Isole”.


Il divario tra Nord e Sud

Esiste un divario di sviluppo in Italia che, a differenza di quanto accaduto in altri Paesi europei, non è mai stato colmato e si è addirittura progressivamente aggravato. E le forme di sostegno, le risorse speciali, i fondi di coesione destinati per decenni alle aree in deficit di sviluppo, poco hanno inciso sulla trasformazione socio-economica del Mezzogiorno e sulla reale unità del Paese. E gli italiani ne sono consapevoli. Considerando le differenze Nord-Sud, appena il 18% degli italiani ritiene che oggi, sul piano sociale ed economico, l’Italia sia unita. Non lo è per l’82%. Inoltre, il 45% sostiene che il divario si sia aggravato negli ultimi 5 anni, con una percezione che fra i residenti a Sud e nelle Isole sale al 60%.

Sondaggio Demopolis: militari europei della Nato in Ucraina? L’opzione Macron nell’opinione degli italiani

Nelle ultime settimane, è cresciuta nell’opinione pubblica la preoccupazione per la situazione internazionale: dal Mar Rosso sino alle due guerre per le quali non si intravede a breve una via d’uscita. Quasi 3 italiani su 4, il 74%, guardano con favore alla recentissima risoluzione delle Nazioni Unite per una tregua nella Striscia di Gaza, nell’auspicio che possa fermarsi l’uccisione di civili palestinesi e che Hamas liberi gli ostaggi israeliani.

Sull’altro versante di guerra il 67% degli italiani dichiara di temere nei prossimi mesi un’escalation del conflitto tra Russia ed Ucraina con un diretto coinvolgimento dell’Europa e del nostro Paese; appena il 18% non appare preoccupato. A far crescere la tensione ha contribuito nei giorni scorsi anche la dichiarazione del Presidente francese Macron che ha sostenuto come un intervento di truppe europee nel conflitto non possa essere escluso.

L’opzione di un invio di militari della Nato a Kiev è ritenuta sbagliata dall’85% degli italiani, convinti che una scelta di questo tipo porterebbe ad una terza guerra mondiale. La contrarietà risulta trasversale in tutti gli schieramenti politici.

Il dato dell’85%, rilevato in Italia dall’Istituto Demopolis, è più netto rispetto ad altri Paesi europei, nei quali comunque la contrarietà all’ipotesi avanzata da Macron non lascia dubbi: contrari all’invio di militari in Ucraina sono il 76% dei tedeschi, ma anche il 74% dei francesi.

2 LUGLIO 2024

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