L’uso delle intercettazioni nell’opinione degli italiani: i dati del sondaggio Demopolis
Pur evidenziando alcune perplessità sull’utilizzo eccessivo dello strumento in alcuni frangenti, oltre i due terzi degli italiani, il 68%, ritengono che non sarebbe opportuno porre dei limiti all’uso delle intercettazioni nelle indagini giudiziarie per i reati più gravi. È quanto emerge dal sondaggio condotto dall’Istituto Demopolis.
Ma per quali reati, secondo i cittadini, andrebbe mantenuto il ricorso alle intercettazioni telefoniche? 9 intervistati su 10 ritengono lo strumento imprescindibile per mafia e terrorismo; l’81% degli italiani lo considera determinante anche per le indagini sulla corruzione. 2 su 3 lo manterrebbero altresì per una serie di altri reati di particolare gravità.
L’Istituto Demopolis ha analizzato, per il programma Otto e Mezzo, anche le valutazioni dei cittadini sull’altro punto in discussione: l’eventuale rafforzamento del divieto di diffusione sugli organi di stampa. Su questo versante, l’opinione pubblica appare più divisa. Il 24% vorrebbe un divieto assoluto della pubblicazione sui media per tutelare la privacy anche degli indagati. Opposto il parere del 18%, che non porrebbe alcun limite alla libertà di stampa.
Ma, spiega il direttore di Demopolis Pietro Vento, “la posizione prevalente ed ampiamente maggioritaria è quella del 58% di italiani, convinto che la diffusione delle intercettazioni debba restare consentita, ma con un preciso divieto di pubblicazione delle conversazioni che riguardano persone o fatti non legati al reato”.
Nell’analisi di Demopolis, la tesi di permettere la diffusione delle intercettazioni, ma con dei limiti, risulta maggioritaria e trasversale tra gli elettorati dei principali partiti italiani: la condivide il 56% di chi vota Fratelli d’Italia, il 51% degli elettori del Movimento 5 Stelle, il 75% di quanti scelgono il PD e poco più di un simpatizzante su due della Lega. Favorevoli a una diffusione senza limiti delle intercettazioni si dichiarano il 44% di chi vota M5S, ma appena il 9% di chi sceglie il Partito Democratico; sul fronte opposto, per un divieto assoluto propende oltre un terzo degli elettori dei partiti di Meloni e Salvini.